Condizionamenti del crimine organizzato, rapporti di parentela tra ex amministratori e persone coinvolte in provvedimenti penali, affidamenti anomali per la gestione di servizi e patrimonio immobiliare, carenza o ritardi dei controlli antimafia. È stata notificata nelle ultime ore la relazione del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, legata allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione mafiosa.
«Nel Comune di Ostuni sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione nonché il buon andamento ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica». Inizia così la relazione del ministro Lamorgese, che ha ritenuto necessario l’adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale, in relazione alla presenza ed all’estensione dell’influenza criminale.
A spingere verso la decisione, le conclusioni a cui si è giunti una volta acquisita la documentazione presentata dalla commissione d’accesso ispettiva, in carica all’interno del Comune di Ostuni dal 26 febbraio al 26 agosto del 2021.
L’intera procedura, durata circa nove mesi, era stata avviata dopo la prima interdittiva antimafia, disposta nei confronti della società che ha gestito il parcheggio in area pubblica lungo la costa ostunese, con il presunto collegamento tra i vertici dell’azienda ed un consigliere comunale di maggioranza. Il riferimento all’appalto in questione torna ricorrente nella relazione del ministro, assieme gli affidamenti per gli anni 2019-20 del servizio di assistenza bagnanti sui tratti di spiaggia libera, unitamente ai legami parentali tra alcuni membri del consiglio comunale, tra i quali anche un assessore, con pericolosi esponenti dei locali clan mafiosi.
«Il quadro d’insieme delineato dalla relazione del Prefetto di Brindisi, ha posto in risalto diverse criticità, tutte sintomatiche di un evidente sviamento delle attività dell’ente rispetto al perseguimento esclusivo dell’interesse pubblico, rilevate in gran parte nelle procedure che sono state oggetto di approfondimento. Attività generalmente caratterizzate da condotte omissive e negligenti, tradottesi poi in una mala gestio complessiva della cosa pubblica che ha favorito la permeabilità e il condizionamento dell’ente agli interessi della criminalità organizzata.
In particolare l’attività ispettiva ha fatto emergere gravi irregolarità nella gestione delle aree riservate a parcheggi pubblici e privati poste a servizio del litorale ostunese, attività sulle quali si è incentrato l’interesse di società e di soggetti direttamente o indirettamente collegati al contesto di criminalità organizzata locale, in ciò favoriti dall’assenza di strumenti di programmazione urbanistici di settore e dagli scarsi controlli amministrativi posti in essere dall’ente locale, in modo particolare delle verifiche antimafia».
Le indagini hanno inoltre rilevato «una grave carenza dei controlli antimafia e delle verifiche delle dichiarazioni sostitutive presentate nell’attività svolta dallo sportello unico per le attività produttive (Suap): La perdurante e colpevole inerzia dell’amministrazione comunale nel non dare impulso ai controlli e verifiche – tranne che negli ultimi mesi dopo l’inizio dell’attività ispettiva – ha di fatto favorito l’inserimento nel sistema economico locale di quell’imprenditoria legata direttamente o indirettamente agli interessi della criminalità organizzata».
La relazione riporta ulteriori «anomalie e irregolarità sulla gestione del patrimonio immobiliare comunale, che risulta essere occupato, per la quasi totalità (circa il 90%) in modo non conforme a quanto previsto dal regolamento comunale vigente. A tal proposito la commissione d’indagine, nel precisare che sebbene le singole situazioni emerse in sede ispettiva siano tutte risalenti nel tempo, rileva che l’inerzia mostrata dalle passate amministrazioni comunali è proseguita anche con l’attuale gestione che in tal modo ha contribuito a perpetuare le condizioni che negli anni hanno consentito a numerosi soggetti controindicati (36 su 51 assegnatari compresi i familiari) riconducibili al contesto criminale, di occupare gli alloggi pubblici residenziali senza averne diritto».
Carenze e ritardi rilevati anche nella gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata ed assegnati al patrimonio comunale. Anche se già assegnati ad associazioni o enti per finalità sociali, gli immobili risultano inutilizzati per problemi legati al bisogno di interventi o recupero strutturale: «il disinteresse mostrato dalle diverse amministrazioni succedutesi nel tempo nella corretta gestione di tale patrimonio e la scarsa attenzione al loro reimpiego a beneficio della collettività, danneggia l’immagine delle istituzioni costituendo un messaggio che genera sfiducia nei cittadini».
Inerzia che viene condannata anche riguardo al recupero di somme di denaro in esecuzione di sentenza di condanna a favore dell’ente, con alcune richieste di pagamento risalenti solo nell’ultimo anno a seguito di richieste di chiarimento.
L’ex sindaco Guglielmo Cavallo, durante la conferenza stampa successiva allo scioglimento, aveva già annunciato la volontà di presentare ricorso al Tar dopo aver visionato la relazione. Nei prossimi giorni dunque, l’ex primo cittadino potrà presentare l’istanza come prevede la norma.
Per testimoniare la pressione esercitata sul territorio dalla criminalità organizzata, la relazione del ministro fa anche riferimento ai ripetuti atti di intimidazione verso l’ex sindaco e poi consigliere comunale Domenico Tanzarella, e nei confronti di un ufficiale della locale polizia municipale.
A monte, la constatazione di una piaga più ampia: «Le numerose indagini giudiziarie e le conseguenti operazioni di polizia susseguitesi dagli anni ’80 nonché i contenuti delle recenti relazioni della direzione investigativa antimafia, hanno acclarato la presenza nella provincia di Brindisi dell’organizzazione criminale di stampo mafioso denominata Sacra corona, proiettata sotto l’egida della famiglie dominanti alla realizzazione di una sinergica struttura multi-businnes, dedita a numerose attività criminali ed alla ricerca di collegamenti con ambienti della politica e con gli apparati della pubblica amministrazione, al fine di condizionarne l’attività».