Legambiente Puglia chiede alla Regione Puglia, al presidente Michele Emiliano e all’assessore Alessandro Delli Noci, di attivare un tavolo permanente in cui coinvolgere non solo i rappresentanti delle Istituzioni, ma anche e soprattutto il mondo della ricerca e alle associazioni che da sempre lavorano sul tema energetico e delle rinnovabili, e che possono dare un contributo serio e concreto.
Legambiente Puglia, come ben si sa, è da sempre a favore dello sviluppo delle rinnovabili, spesso sola in battaglie in difesa di questa importantissima fonte energetica che rappresenta la soluzione per uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili e per raggiungere l’obiettivo UE di produzione elettrica entro il 2030. Ciò è tanto più vero se si tiene conto del fatto che l’invasione dell’Ucraina ha alimentato la bolla speculativa sul gas e gli altri combustibili fossili ed ha prodotto decisioni governative che rischiano di creare nuovi impianti alimentati a gas.
Se in questi anni l’Italia avesse investito con coraggio sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, oggi non sarebbe così sotto scacco del gas russo e in più in generale non sarebbe così dipendente dalle fonti fossili. Se lo sviluppo delle FER (solare + eolico) fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010‐2013 (pari a 5.900 MW l’anno), oggi l’Italia avrebbe potuto ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno, riducendo le importazioni di gas dalla Russia del 70%.
«Ma è importante anche smontare i falsi miti che circolano soprattutto in Puglia – ha dichiarato Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia – quando si afferma che la nostra regione ha già dato ed è autonoma energeticamente. Questo è vero nel complesso della produzione energetica regionale, ovvero tenendo conto del termoelettrico (carbone e gas) che rappresenta ben il 70% della nostra produzione energetica regionale. Quella stessa produzione oggi in crisi a causa della scarsità di gas e carbone importato per il 94% dall’estero».
In Puglia, ricordiamo, che sono ben 396 i progetti di impianti di energia da fonti rinnovabili in esame tra piccoli e grandi, in zone marginali e non (alcune dei quali anche in zone agricole). Tra questi, quelli in aree SIN (Sito d’Interesse Nazionale) che risultano attualmente bloccati per via della mancanza delle analisi di rischio sui terreni agricoli interessati. Si sottolinea ovviamente che i singoli progetti vanno visti, analizzati e contestualizzati ma non si può trovare ogni minima scusa per bloccare tutto, perché altrimenti si resta fossilizzati nell’immobilismo energetico che sta mettendo in crisi proprio in questi giorni il nostro paese.
Da qui Legambiente Puglia apprende con soddisfazione la decisione del Consiglio dei Ministri di sbloccare la realizzazione di sei parchi eolici, che assicureranno una potenza pari a 418 MW. Quattro di questi si trovano proprio in Puglia nella provincia di Foggia.
«Ricordiamo anche come lo sviluppo delle rinnovabili compatibili con l’ambiente e territorio – continua Ronzulli – sono anche un’importante fonte occupazionale per i nostri territori e soprattutto per i giovani che sempre vanno via per mancanza di futuro. Invece è fondamentale investire e puntare su un futuro rinnovabile in ogni direzione.
Dire solo “no” senza dialogare non porterà mai a niente, anzi non farà altro che far ripetere gli stessi errori commessi in Puglia nel passato, come accaduto con la TAP – sottolinea Ruggero Ronzulli – La Regione Puglia e i Comuni devono chiedere lo studio di fattibilità che Legambiente, più volte, ha chiesto e giudica ineludibile e preliminare nel confronto con la società proponente. Lo studio concerne scenari diversi, opzioni impiantistiche principali e connesse, siti di insediamento diversi, impatti diretti ed indiretti diversi da sottoporre a studi geognostici, anemometrici, mareometrici e delle correnti marine, sulle interferenze sulla navigazione, e sulla presenza o il transito di specie animali ed infine sull’attraversamento di praterie di posidonia sul coralligeno e sul SIC mare presenti. Anche perché, ricordiamo, che in questa materia Comuni e Regione non hanno nessun potere decisionale o di veto, ma solo consultivo. Per cui, invece di perseverare negli errori del passato con il mancato dialogo, confronto e condivisione, è fondamentale discutere concretamente sulle azioni e progetti tecnicamente».