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Ostuni
Ottobre 17 2024

I residenti della Zona artigianale donano alla Caritas di Ostuni generi alimentari di ogni tipo

Una gesto di solidarietà e vicinanza alle persone più bisognose che continuerà, dichiarano gli abitanti di contrada Santa Caterina, finché durerà l’emergenza

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I residenti della Zona artigianale questa mattina hanno consegnato alla Caritas di Ostuni una cospicua quantità di generi alimentari, utili ad aiutare le famiglie e le persone che si trovano in stato di necessità. Una situazione di difficoltà che peggiora man mano che si allunga la durata dell’emergenza sanitaria da Coronavirus.

Per questo gli abitanti di contrada Santa Caterina, che qualche giorno fa hanno anche donato 250 euro a favore dell’ospedale ostunese attraverso la consulta di quartiere, hanno deciso di rendere contagiosa la beneficenza, avviando una serie di raccolte alimentari a favore dei tanti che in questo periodo stanno facendo riferimento alla Caritas cittadina. «Un gesto che non si ferma alla giornata di oggi, quasi fosse un fuoco di paglia in una emergenza – scrivono i residenti in una nota diffusa alla stampa – ma che diventa stile di vita per una comunità, la nostra, spesso posta ai margini, ma il cui cuore è capace di fare miracoli, una comunità fatta di persone dal cuore grande e generoso, in cui piccoli e grandi sanno essere anima di esperienze arricchenti! Possa questo nostro gesto essere per tutti un segno di speranza, possa il bene risuonare nei cuori di tutti più della paura e del dramma che quotidianamente stiamo vivendo e ai i nostri amici più bisognosi e fragili consegni la certezza che davvero insieme ce la faremo! Non solo oggi. Ma sempre, per sempre.

“Nessuno si salva da solo”. Risuonano con forza fino a scuotere nell’intimo, le parole pronunciate dal Papa in una piazza vuota – scrivono ancora i residenti della Zona Artigianale – in cui, richiamando la verità di ciò che stiamo vivendo, ha toccato le corde profonde di ciò che ci contraddistingue come persone: la speranza, la solidarietà, la voglia di farcela! E a questo grido non si può rimanere sordi. E mentre c’è chi in trincea combatte quotidianamente per assicurare la salute e la guarigione incrociando gli occhi di tanti ammalati, c’è anche chi nel nascondimento vive il dramma della povertà, della tristezza legata all’impossibilità di assicurare il cibo ai propri figli, della paura di non farcela. E nulla di tutto questo ci lascia indifferenti. Nulla! Tutto diventa appello che chiede risposta. Ed è meraviglioso toccare con mano come il desiderio di aiutare diventa una catena umana di bene che non si arresta, che fa il bene concreto in silenzio, che si trasforma in un passaparola per reperire ogni genere  che possa sostenere l’altro “sconosciuto”, spesso invisibile, ma essere umano, la cui dignità non va perduta».

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