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Ottobre 12 2024

Copertura scavo archeologico di Piazza della Libertà: è polemica sulla messa in sicurezza

Il prof. Donato Coppola, direttore scientifico del Museo civico, scrive al Ministro Franceschini, ma la scelta di ricoprire l’area non va giù a tanti cittadini

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Sta per giungere a compimento la messa in sicurezza dello scavo archeologico di Piazza della Libertà, rendendo l’area calpestabile. Non attraverso una copertura che lascia a vista lo scavo, realizzata in vetro o in plexiglass come inizialmente ipotizzato, ma conservando lo scavo sotto una coltre di ghiaia di fiume pulita, a granulometria variabile. Dopo la pulizia preventiva, la ditta che ha appaltato i lavori, la Lippolis Restauri di Noci, sta procedendo con le operazioni di riempimento e copertura.

La decisione dell’amministrazione comunale non va però giù a tanti cittadini, su tutti il prof. Donato Coppola, direttore scientifico del Museo civico di Ostuni, che ha esposto il proprio dissenso in una lettera indirizzata al Ministro Dario Franceschini. La scoperta degli antichi resti avvenne nel 2002, durante alcuni lavori di rifacimento di piazza della Libertà, che contribuirono a portare alla luce tracce di epoche diverse, dall’età messapica a quella aragonese. Nel 2017 il prof. Coppola e un gruppo di studenti si occuparono della pulizia dello scavo e in quell’occasione l’archeologo scopritore della famosissima Madre Antica di Ostuni, parlò della risistemazione dell’area, di un ridimensionamento della parte scoperta e di una copertura che prevedeva l’impiego di lastre di plexiglass o vetro. Oggi «questi resti hanno ottenuto il beneplacito della Soprintendenza per l’interramento – scrive il prof. Coppola al Ministro Franceschiniadducendo una giustificazione di “messa in sicurezza”. Morale del discorso: decine di migliaia di euro per gli scavi, oltre cinquantamila euro per il sotterramento. Da qualche anno ho scoperto che le maggiori difficoltà per la tutela sono state determinate dalle scelte dei funzionari delle Soprintendenze che piuttosto che valorizzare i beni culturali archeologici facevano di tutto per obliterarli. Un esempio ultimo è lo scavo stratigrafico eseguito con notevoli costi dalla Soprintendenza archeologica nella piazza principale della città di Ostuni. Una torre Angioina, una sepoltura indigena dell’età del ferro e frammenti di murature di varie epoche hanno attirato l’attenzione di migliaia e migliaia di turisti».

Parecchie le critiche mosse dai cittadini, anche illustri, attraverso i social. La polemica sollevata a più voci è incentrata sul “sacrificio” dello scavo a favore della possibilità di utilizzare lo spazio a beneficio del turismo, in quanto settore trainante dell’economia locale. Il progetto di messa in sicurezza attraverso il riempimento dell’area archeologica è previsto dal Regolamento comunale per l’occupazione di suolo e spazio pubblico, delineato nel 2019 di concerto con la soprintentendenza archeologica, come spiega l’architetto Ilaria Pecoraro, responsabile dell’intervento sullo scavo.

«Su richiesta della Soprintendenza, una posizione che io condivido in tutto e per tutto – spiega l’architetto Pecorarosi è deciso di mettere in sicurezza dei reperti archeologici che sono stati sinora ricettacolo di rifiuti. Per come è stato realizzato l’intervento, poi, è decisamente difficile per un occhio poco allenato comprendere e apprezzare la bellezza di quei resti. La Soprintendenza ci ha chiesto di intervenire in maniera reversibile, qualora in futuro si decidesse di intervenire in modo diverso, rendendo calpestabile la superficie dello scavo. Durante la pulizia sono stati riempiti dieci bustoni di spazzatura, è davvero un peccato che dei reperti vengano trattati come una pattumiera. Di fronte a questo scempio, che si verifica da quasi vent’anni, nessuno ha mai sollevato critiche così incisive. Al contrario, ci si indigna per un intervento che ha l’obiettivo di preservare lo scavo e renderlo compatibile con il contesto attuale della principale piazza cittadina. Peraltro di questo progetto di messa in sicurezza dell’area se ne parla da oltre un anno, un argomento che è stato oggetto d’interesse anche per la stampa.

La copertura attraverso lastre di vetro o plexliglass avrebbe comportato la creazione di un microclima favorevole alla crescita di piante e muschi che avrebbero compromesso l’integrità dei reperti, come sta accadendo in altri posti. Sotto piazza della Libertà c’è un enorme ricchezza archeologica, potremmo rendere l’intero spazio uno scavo a cielo aperto, ma non è questo ciò che oggi si rivela più opportuno fare. Sono decisioni ponderate, su cui l’ufficio tecnico si è soffermato a lungo affinché si procedesse nella direzione più giusta. Avremmo potuto prevedere una copertura in vetro con un impianto per il mantenimento termo-igrometrico dell’ambiente, ma sarebbe costato tantissimo. Spendendo invece 50mila euro circa abbiamo la possibilità di mettere in sicurezza lo scavo per restituirlo al futuro nel migliore dei modi».

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Paola Loparco
Paola Loparco
Giornalista pubblicista, dopo aver frequentato il liceo classico si laurea in comunicazione presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia, per poi conseguire un master in Sviluppo locale presso la facoltà di Scienze Politiche di Alessandria. Una formazione trasversale, che le consente di operare a livello professionale in più ambiti: dalla comunicazione politica all’ideazione di campagne di educazione ambientale, dalla redazione di contenuti giornalistici al copywriting per la promozione commerciale aziendale e di prodotto. Ricopre il ruolo di editore per Ostuni News dal 2018, dopo aver collaborato con diverse testate d’informazione locale.
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