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Dicembre 14 2024

Presidio Libera Ostuni: ‘Vino nuovo in otri nuovi. Ripensiamo la politica’

Il Presidio Libera Ostuni, attraverso una nota stampa condivisa, espone una serie di riflessioni sulla delicata situazione che la Città bianca sta vivendo

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Il Tar del Lazio ha rigettato i due ricorsi che gli ex amministratori avevano presentato contro il provvedimento di scioglimento del Consiglio Comunale di Ostuni per presunte infiltrazioni mafiose. Il Presidio Libera Ostuni, attraverso una nota stampa condivisa, espone una serie di riflessioni sulla delicata situazione che la Città bianca sta vivendo.

Come presidio abbiamo già espresso le nostre riflessioni, relative allo scioglimento del Consiglio Comunale, nel comunicato stampa del mese di febbraio 2022 e adesso vogliamo esprimere solo “alcune riflessioni generali” sull’idea che abbiamo della politica e del fare politica.

“Nessuno – ammonisce il Vangelo – versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi” (Mc 2,22). In altri termini, non si esce dalle crisi amministrative se non si riesce a imboccare la strada di un nuovo modello di sviluppo se non si fanno saltare quei blocchi di potere, politici, economici, dirigenziali che partono dal governo centrale e arrivano ai governi periferici.

Blocchi di interessi che si sono cementati nel corso di decenni assoggettando parti consistenti dell’amministrazione pubblica, della politica, dell’economia e perfino della magistratura. Farli saltare in favore di esponenti nuovi, di forze economiche e sociali innovative e che di quei blocchi non hanno mai fatto parte organicamente, è un compito arduo ma per il quale occorre impegnarsi se vogliamo un’autentica alternativa. Ciò richiede un mutamento sociale, una mutazione della mentalità prevalente, quasi un cambiamento antropologico perché la logica clientelare, che è penetrata nella mente e nella cultura delle persone, ne condiziona i comportamenti orientandoli alla ricerca di privilegi attraverso il costo del clientelismo e della devastazione etica che ne deriva.

Bisogna educare le persone, sin dalla tenera età, alla trasparenza delle relazioni, al pensiero critico e alla partecipazione. Ma senza l’incontro con un ceto dirigente nuovo e consapevole di operare esclusivamente per il Bene Comune, anche l’impegno attivo di tanti cittadini e associazioni può risultare insufficiente e inefficace.

Ecco perché vino nuovo in otri nuovi. In questo tempo complesso per il nostro Paese e per la nostra città vorremmo richiamare, a noi e alla cittadinanza, la lettura attenta delle parole sagge e profetiche di don Tonino Bello e ancora tanto attuali:

“Cari politici vorrei qui spendere una parola per darvi un po’ di coraggio. Oggi il vostro mestiere è fra i più ingrati e incompresi… c’è un diffuso scetticismo sulla gratuità del vostro impegno, o sulla serietà della vostra missione… La gente con voi o è ossessivamente cortigiana, strisciandovi davanti con le forme del lecchinaggio più vile o vi disprezza, dall’alto della sua sufficienza, indicandovi come i capri espiatori di ogni malessere sociale… I puritani vi scansano con ostentazione, dichiarando che non vogliono contaminarsi le mani con voi… Non c’è che dire. La vostra, oggi, è davvero una vita scomoda. Ricordatevi che una delle forme più esigenti, più crocifisse e più organiche dell’esercizio della carità è l’impegno politico.

E ora una manciata di provocazioni: Quale spazio ha la persona nei nostri impianti? Quale rispetto abbiamo del Bene Comune e della sua indiscussa sovranità su tutte le altre visioni, compresa anche l’affermazione e l’avanzata del proprio partito? Ci rendiamo conto che i rallentamenti delle nostre città sono dovuti ai calcoli di scuderia, alla prevalenza degli interessi di parte sull’interesse della gente, alle meschine strumentalizzazioni dello scontento popolare che può diventare comodo domani ai nostri progetti partigiani? A chi facciamo pagare l’estratto conto dei nostri ritardi? La bolletta dei nostri sterili blateramenti? Le cambiali, purtroppo spesso rinnovate, di una fiducia sistematicamente tradita? Quale rispetto abbiamo per i poveri? Quale indifferenza nutriamo per la loro rabbia impotente? Quale forza d’urto sulla nostra anima si sprigiona dalle sofferenze degli ultimi? Dalla disoccupazione imperante? Dalla mancanza di case? Dalla miseria morale in cui versa tanta gente? Siamo disposti a pagare prezzi da capogiro e a rimettere anche prestigio e carriera e poltrona… pur di perseguire a ogni costo il Bene Comune? Quali patteggiamenti a scapito della giustizia? Quali accordi disonesti sottotraccia, a vilipendio dell’onestà, ci vedono protagonisti?”

Il problema politico più importante che abbiamo di fronte (oltre la diffusa mediocrità, la mancanza di scelte coraggiose, ecc.) è il crescente distacco tra cittadini e istituzioni che deve condurre al ripensamento della politica stessa a partire dal concetto di responsabilità condivisa che impone il coinvolgimento e la co-responsabilità di ciascuno per il destino di tutti.

Erroneamente molti pensano che la cittadinanza attiva si esprima ogni cinque anni attraverso il voto, ma la nostra Costituzione (articolo 1, comma 2) dice che “la sovranità appartiene al popolo”, non “deriva” dal popolo, o “nasce” dal popolo. I nostri Padri costituenti hanno scelto l’espressione forte “appartiene”, che è un termine molto preciso.

In altre parole esercitare la Politica, con la P maiuscola, è diritto-dovere di ciascuno e la cittadinanza attiva si può e si deve praticare tutti i giorni. A maggior ragione vale la pena farlo in questo momento buio della storia politica istituzionale in cui i partiti sono al minimo della credibilità e della rappresentanza.

È chiaro che la fatica non è poca anche perché richiede una rivoluzione culturale. Ma solo così la qualità della vita, oltre che della politica, può cambiare notevolmente. Don Lorenzo Milani spiegava con semplicità che se abbiamo un problema in comune e cerchiamo di uscirne da soli, si chiama “egoismo”, se cerchiamo di uscirne insieme si chiama “la politica”.

Naturalmente il riferimento è alla “politica alta”, ai cittadini attivi e agli statisti che pensano alle future generazioni e non ai politicanti che, come diceva De Gasperi, pensano solo alle prossime elezioni. Se la società esiste unicamente come tessuto di relazioni fatte da singoli individui, dobbiamo riprendere in mano la storia comune dell’intera ed unica umanità, a partire da quella del nostro territorio e “insieme” progettare e costruire il Bene Comune.

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