Amadou Jawo veniva dal Gambia e aveva 22 anni. Nel 2016 era arrivato e risiedeva in Puglia, prima a Lecce e poi a Castellaneta Marina, in provincia di Taranto.
Alla notizia che il suo permesso di soggiorno, in scadenza nel marzo 2019, non gli sarebbe stato rinnovato e che la sua domanda di asilo politico non era stata accolta, era stato preso dallo sconforto. Lunedì scorso si è tolto la vita impiccandosi al cornicione del terrazzo dell’abitazione che condivideva con alcuni connazionali.
La Regione Puglia ha deciso di pagare tutti i costi del rimpatrio della salma di Amadou in Gambia. A comunicarlo è un rappresentante dell’associazione “Babele” che si occupa di accoglienza e assistenza migranti nel tarantino.
«Quella della Regione Puglia– affermano dall’associazione- è una bella attestazione di vicinanza e solidarietà».
Sono stati proprio alcuni componenti dell’associazione “Babele” gli ultimi a vedere Amadou prima che compisse il suo gesto estremo. «Subito dopo la tragedia, avevamo lanciato una sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari, circa 5mila euro– continuano i membri di Babele”- per rimpatriare la salma di Amadou, ricevendo donazioni di cittadini. Adesso la notizia che la Regione Puglia è pronta ad accollarsi le spese è un buon segnale, qualcosa che ci fa veramente piacere».
Come raccontano alcune testimonianze, dopo che Amadou aveva visto sfumare la possibilità di accedere alla protezione internazionale, aveva fatto ricorso al Tribunale in attesa della decisione. La Questura gli aveva rilasciato un permesso temporaneo di soggiorno ma, come aveva confidato ad alcuni connazionali, lui già sentiva di dover tornare nel suo Paese. Probabilmente la paura di tornare in Gambia ed essere giudicato un fallito perché non era riuscito a realizzare il sogno di rimanere in Europa, gli ha fatto decidere di togliersi la vita.
